2016 L'"Orlando Furioso" - Quello del Cantastorie

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2016 L'"Orlando Furioso"

EVENTI
L’”Orlando Furioso”

Il poema ariostesco tra musica e teatro, radio e
televisione e lo spettacolo e l’editoria popolare


Negli anni recenti, dal 2014 al 2016, la poesia epica di Ludovico Ariosto, che nel corso dei secoli ha sempre destato interesse e stima tra studiosi  e lettori,  la visto numerose iniziative culturali e di spettacolo  in occasione delle celebrazioni di avvenimenti della vita e della storia letteraria del poeta: il 540°  anniversario della nascita  e per quello, non meno importante, della ricorrenza del 500° anniversario dell’edizione della sua  opera più famosa, l’”Orlando Furioso”.
L’Ariosto ha iniziato la stesura delle ottave dell’”Orlando Furioso” negli anni tra il 1503 e il 1507; nel 1516 la prima edizione con 40 canti, pubblicata a Ferrara. Nel 1521 una seconda edizione corretta dall’Ariosto, esce a Milano.  Negli anni seguenti, del “Furioso” vedono la luce 17 ristampe. Nel 1532, a Ferrara, viene pubblicata la terza edizione con nuovi canti, che diventano 46. L’anno dopo Ludovico Ariosto muore, a Ferrara all’età di 58 anni.
La trama si svolhge attraverso tre filoni principali: gli amori di Orlando, Angelica e Rinaldo che coinvolgono altri numerosi personaggi in svariate vicende, la guerra  fra i Mori  e Carlo Magno durante l’assedio di Parigi e la follia di Orlando.
Il poema ha inizio con l’invasione della Francia e l’assedio da parte del Re saraceno con i Mori  e Paladini che si fronteggiano


                                          Agramante                                                                                     Carlo Magno e i suoi paladini
                                    Rodomonte                                           contro                              tra i quali Orlando e Rinaldo
                         Marsilio Re di Spagna                                                                             (coinvolti da Angelica in fuga)        
                      Mandricardo  Re dei tartari
                                                         


le sorti della guerra vengono affidate alla sfida tra i migliori guerrieri di una parte e dell’altra

                                              Agramante                                                                     Orlando
                                              
                                               Gradasso                                                                    Brandimarte      
                                               
                                                Sobrino                                                                          Oliviero
                                                                                                                                           

in uno schieramento che ricorda quello delle arene del Maggio come la Carbonaia di Costabona:
          
                                                                                    
e in una rappresentazione grafica di Ugo Sterpini, pittore  e scultore (di cui ricordiamo la statua che recentemente ha trovato una degna sistemazione a Scandiano), scenografo e ideatore della sua “Opera dei Fantoccini” (in “Antologia iconografica del Maggio, dame e cavalieri visti da Ugo Sterpini Ugo” , pp. 28-31, ne “Il Cantastorie”, T.S., n. 45, gennaio-giugno 1993):

                                               
                                    


Teatro e musica


Nel 1974, in occasione del convegno reggiano che ha celebrato il 500° anniversario della nascita di Ludovico Ariosto, le relazioni presentate riguardavano “il suo tempo, la sua terra, la sua gente”, cioè il contesto culturale, sociale e politico della sua epoca ma non è mancata anche una certa attenzione per la musica grazie a Giovanni Marzi e al suo intervento, “Musica e strumenti nella poesia ariostesca”, pubblicato negli Atti del Convegno, Catalogo, vol. V, Reggio Emilia, 1974.
“L’argomento - afferma Marzi –che ho scelto in occasione di questo Convegno celebrativo è dovuto essenzialmente a sensazioni rimaste in me fin dai tempi delle mie prime letture del Poeta. Il ricordo di taluni strumenti, di particolari combinazioni sonore mi avevano fatto intravvedere come possibile la scoperta di un’etica e di un’estetica ariostesche squisitamente incentrate sulle ali della musica. L’indagine, quindi, si muove dall’interno del poema, lasciando alla vasta letteratura esistente ogni altro possibile esame della poesia dell’Ariosto nell’ambito della cultura del secolo XVI e dei successivi”.  L’Ariosto, pur non avendo particolari conoscenze musicali, nell’intervento di Giovanni Marzi viene messa in rilievo la sua capacità di completare il racconto poetico delle ottave attraverso la citazione di numerosi termini di strumenti musicali.    
Un recente volume, “Ariosto, opera, and the 17th Century evolution in the poetics delights” di Edward Milton Anderson, a cura di Nicola Badolato in collaborazione con Amyrose McClue Gill, Olschki Editore, “Historiae Musicae Cultores, Firenze, 2017, ripercorre le tappe principali della diffusione e influenza dell’”Orlando Furioso” sulle scene musicali del Seicento. A testimonianza della sua fortuna nel teatro per musica italiano.
Per quel che riguarda il teatro italiano,  si deve a Edoardo Sanguineti e a Luca Ronconi l’aver proposto le ottave ariostesche in un affascinante e rivoluzionario spettacolo al Teatro “Caio Melisso” di Spoleto nel mese di luglio del 1969 in occasione della XII edizione del “Festival dei Due Mondi”.
Un modo rivoluzionario di fare teatro con attori impegnati in numerose scene che, all’aperto, presentavano simultaneamente e a stretto contatto con gli spettatori, le ottave dell’”Orlando Furioso”, con un grande successo del pubblico e della critica. Da allora Ronconi portò il suo spettacolo anche nelle piazze.
Le immagini che presentiamo si riferiscono all’”Estate Teatrale Veronese”, 13 giugno – 9 settembre 1970, spettacolo del 25 agosto, in piazza S. Zeno, con gli interpreti, nei ruoli principali, Ottavia Piccolo, Mariangela Melato, Anna Nogara, Paola Gassman, Massimo Foschi, Ugo Pagliai, Luigi Diberti, Marzio Margine, Aldo Puglisi.




         


 

                 
Un’altra iniziativa riguardante l’esperienza teatrale della poesia ariostesca si svolse nel 1985 a Reggio Emilia (in occasione dell’Anno Europeo della Musica), a conclusione di una annata che ha evidenziato l’interesse teatrale della città, insieme a importanti convegni riguardanti il Settecento, i teatri storici e i nuovi, il Palazzo del Monte, le mostre “Il Coreografo perduto” e “In forma di festa”, anche  per diverse rappresentazioni: dal “Rinaldo” di Haendel con la regìa e le scene di Pier Luigi Pizzi all’Operetta e al teatro dialettale, ignorando però il teatro dei burattini, in particolare le messa in scena di spettacoli di Otello Sarzi sulla musica classica.  Di tutti questi eventi, ricordiamo quanto fu pubblicato nella rivista “Il Cantastorie”, N.S., n. 19/20, luglio-dicembre 1985, pp. 46-54.
















                          
Radio e televisione


Il “Furioso” di Ronconi arrivò anche in televisione, alla RAI, la prima volta nel 1975 e poi vent’anni dopo, RAI3, nel marzo 1995, in versione integrale in 5 puntate.
Sempre alla RAI, Radio3Suite, nel 2001, è stato presentato il programma “Orlando Furioso di Ludovico Ariosto”  in Concerto  per voci recitanti e piccola orchestra da camera, Drammaturgia e regìa di Ruggero Cappuccio, Musiche composte e dirette da Paolo Vivaldi. 16 canti scelti  letti da Anna Caterina Antonacci, Anna Bonaiuto, Maddalena Crippa, Massimo  De Francovich, Roberto Herlitzka, Chiara Muti, Ottavia Piccolo, Mariano Rigillo.
Nel 2003, Radio3, è andato in onda “Percorsi. La macchina del Furioso di Corrado Bologna, a cura di Daniela Sbarrini, in 12 puntate.

Per ricordare i 500 anni dell’edizione definitiva dell’”Orlando Furioso” numerose iniziative si sono svolte in diverse città.  Reggio Emilia (“Famiglia Artistica Reggiana” e “Studium Regiense”) e Firenze (“IstitutoSangalli”) il 19 e 20 maggio 2016, hanno proposto una serie di iniziative di notevole spessore culturale che hanno proposto nuovi recenti studi dedicati alla letteratura ariostesca.
Non sono mancate rappresentazioni e rievocazioni in costume al centro delle quali era l’Ariosto insieme ai personaggi più famosi della sua opera. Quella di Ferrara aveva proposto per l’occasione il seguente programma:

Visita guidata per individuali ai luoghi simbolo di Ariosto a Ferrara, in occasione del V Centenario dell'Orlando Furioso.
La vita di Ludovico Ariosto scorre parallela al dipanarsi dell'Orlando Furioso e prende forma grazie all'apparizione di personaggi in costume. Sullo sfondo della città di Ferrara si materializzano le vicende degli Estensi e, percorrendo di sala in sala il Castello, pare di sentire Ludovico Ariosto declamare i propri versi mentre vengono tratteggiati gli episodi salienti dell'Orlando Furioso. Il povero Ludovico Ariosto racconta un'esistenza "furiosa" e difficile, combattuta tra l'essere al servizio dell'esigente cardinale Ippolito d'Este e l'occuparsi dei suoi dilettosi impegni letterari.
L'autore del celebre poema cavalleresco è circondato dai personaggi di spicco del suo tempo, ma anche dalle protagoniste del suo poema cavalleresco che nel Castello prendono vita.
Tra scene di vita vera e racconti che escono direttamente dalla sua opera, Ariosto racconta come il poema sia passato dal manoscritto alla prima edizione (1516), alla seconda (1521), in un lavoro incessante di limatura alla ricerca di un italiano più consono agli insegnamenti del Bembo, che si conclude con la stampa della terza edizione (1532), che tutti conosciamo.
Programma
In occasione dei 500 anni dalla prima edizione dell'Orlando Furioso, l'Associazione TeatrOrtaet ha dedicato a Ludovico Ariosto una visita animata che consiste in un vero e proprio spettacolo  teatrale, in una rappresentazione itinerante che prende vita nelle suggestive sale del Castello Estense di Ferrara per rivivere, insieme agli attori Alessandra Brocadello e Carlo Bertinelli, antiche atmosfere.

Mentre Firenze e  anche Ferrara, non hanno ignorato quanto la poesia ariostesca abbia ispirato la cultura e, in particolare lo spettacolo popolare, Reggio si è limitata a una rievocazione storica in costume (manifestazioni che negli ultimi decenni si sono moltiplicate a dismisura e in modo ripetitivo) ignorando un aspetto della cultura popolare come il teatro del Maggio, un vero e proprio spettacolo che continua una antica tradizione grazie a nuovi componimenti di nuovi autori per un pubblico fedele anche nella realtà dei nostri tempi.
Tra le iniziative di Ferrara ricordiamo “Orlando Pazzo, l’influenza del Furioso nei Maggi drammatici dell’Appennino tosco-emiliano”, a cura di Roberto Roda con l’intervento di Gian Paolo Borghi e di Natascia Zambonini della Compagnia “Monte Cusna” di Asta con Paolo Simonazzi,  e lo spettacolo teatrale di Mimmo Cuticchio al Teatro Comunale del quale presentiamo il programma di sala.                  

‘La Pazzia di Orlando’ secondo Mimmo Cuticchio

Il capitolo più visionario dell'Opera Dei Pupi in scena al Comunale di Ferrara

Martedì 6 dicembre al Teatro Comunale di Ferrara , con una doppia rappresentazione alle ore 10 per le scuole e alle ore 21 per tutto il pubblico, Mimmo Cuticchio e la sua Opera dei Pupi rendono omaggio a Ludovico Ariosto e alla magia dell’Orlando Furioso con lo spettacolo La pazzia di Orlando.
Unendo la tradizionale tecnica del “cunto” col teatro dei pupi a scena aperta, Mimmo Cuticchio e  i pupari Giacomo Cuticchio, Tiziana Cuticchio e Tania Giordano, danno vita alle mirabolanti avventure dei Paladini di Francia, fra apparizioni di mostri e maghi d’ogni sorta, di incantesimi, di passioni d’amore che accecano i valorosi cavalieri distraendoli dai loro doveri in un vorticoso crescendo di invenzioni e colpi di scena. In scena ben 5 musicisti accompagnano lo svolgersi dell’azione con esecuzioni live.
Uno dei titoli più cari al pubblico tradizionale, La Pazzia di Orlando è il risultato di un ripensamento della struttura narrativa dell’“opra” nato dall’esigenza di adeguare la rappresentazione ad un nuovo pubblico. In questo senso la scenotecnica è stata particolarmente curata ed il succedersi delle scene è misurato sull’effetto e sul ritmo che nella tradizione era diluito nel corso di più episodi. Gli stessi personaggi della storia hanno subito degli interventi, la loro caratterizzazione avviene nel corso dell’azione, senza interrompere il flusso narrativo con lunghi monologhi o degli a parte. Il tutto senza rinnegare le tecniche narrative e il linguaggio scenico grazie alla capacità dell’opera dei pupi di plasmare nuove soluzioni e nuovi stimoli senza snaturare la propria identità.
Mimmo Cuticchio, attore e regista, è tra i massimi rappresentanti dell’Opera dei Pupi in Sicilia, Artigiano e uomo di teatro discende da una delle più antiche famiglie dell’Opra palermitana; nel 1977 fonda l’Associazione Figli d’Arte Cuticchio che si prefigge di salvaguardare l’antica arte del cunto promuovendo spettacoli in tutta Italia e sviluppando progetti formativi in università italiane ed estere.

   Per questo spettacolo, nell’ambito del progetto “A teatro vi portiamo noi” a cura della Biblioteca Archivio del Teatro Comunale, sono previsti due momenti di approfondimento organizzati in collaborazione con il Liceo L. Ariosto di Ferrara. Martedì 6 dicembre, al termine della rappresentazione del mattino, in sala teatrale gli studenti della classe IV T si intratterranno con Mimmo Cuticchio in un incontro aperto al pubblico. Nella stessa giornata, alle ore 15, al Ridotto del Teatro, introdurranno lo spettacolo in un incontro pubblico dal titolo “La pazzia di Orlando: dal mito europeo ai contastorie”.


Lo spettacolo popolare

Il Maggio drammatico

Numerosi autori di Maggi  per i loro componimenti si sono ispirati al poema ariostesco: la documentazione che segue si riferisce alle compagnie reggiane “Società del Maggio Costabonese” e “Monte Cusna” di Asta.

La “Società del Maggio Costabonese”
“Roncisvalle” di Romolo Fioroni




 


                 
(Maggio, Estate 1967)


“Ginevra” di Stefano Fioroni



                 
       

("Il Cantastorie", N.S., n. 14, luglio 1974)


“Gli esiliati in Siberia” di Prospero Bonicelli



(Da La trsdizione del Maggio, a cura di Giorgio Vezzani con un Saggio introduttivo di Laura Artioli, Reggio Emilia, Biblioteca "Panizzi", Catalogo Mostra, 23 maggio-31luglio 1983, p.66)



Il ritorno de "GLI ESILIATI"
Per la stagione 1967 della "Società del Maggio Costabonese", Prospero Bonicelli con "Il ritorno de gli Esiliati" ha tradotto in versi la trama desunta da un libretto letto in gioventù durante il servizio militare, dopo lunghe rielaborazioni. Con il suo Maggio Prospero Bonicelli ha voluto proporre un'opera che ricordasse, agli spettatori distratti dalle preoccupazioni della vita moderna, l'amore per la famiglia, per la giustizia. "L'ho fatto — ha detto — in questo senso; di poter cercare di dare un po' di sensibilità più morale al popolo di adesso e anche l'amore per la famiglia che purtroppo sembra vada un po' scomparendo, l'amore filiale verso i genitori. Il mio scopo è sempre stato questo di fare il Maggio per dare alla gente che ascolta la stessa sensibilità che ho ricevuto nel leggere questo libro".
Il romanzo letto da Prospero Bonicelli è stato pubblicato anche nelle collane di libretti della Tipografia G. Campi di Foligno (PG) che negli anni Cinquanta e Sessanta stampava fogli volanti e canzonieri per i cantastorie: Gli esiliati in Siberia, ovvero amor di figlia, di autore ignoto, Composizione in versi martelliani, s.d.




Asta, La Compagnia maggistica "Monte Cusna"


"Rodomonte" di autore ignoto


Rappresentazione di Orlando preso da pazzia in un'incisione per un'edizione veneziana del 1772 (1) e nell'interpretazione di Vittorio Zambonini nel Maggio "Rodomonte" della compagnia "Monte Cusna " di Asta.

1)Da "Sulle orme di Orlando. Leggende e luoghi carolingi in Italia", a cura di Anna Imelde Galletti e Roberto Roda, Ferrara, 1987.

           
           
                                                                                                                         
          
            
   

ORLANDO IMPAZZITO
SULLA PIAZZA DI MINOZZO

A Villa Minozzo, un borgo dell’Appennino Emiliano, da secoli si rappresenta, sulla piazza, uno spettacolo ispirato alle vicende dell’”Orlano Furioso” liberamente interpretato da attori contadini. L’origine di tali spettacoli chiamati “Maggi”, è toscana; la recitazione dei contadini emiliani è ampia, scandita da un ritmo quasi di danza. La scenografia è simbolica: un palo, una frasca sono i “luoghi deputati”. Questa dei “Maggi” è una delle più suggestive e autentiche forme di teatro popolare.


Villa Minozzo, ottobre                                                                                                                          
Nell’alto Appennino, ove l’Emilia confina con la Toscana, in certi paesi del reggiano e, sino a qualche anno fa, nel modenese e nel parmense, vive una forma di vero teatro popolare, il “Maggio”.
E’ la rappresentazione, in forma dialogata e drammatica, delle leggende e dei racconti che si formarono durante il lungo regno di Carlo Magno, e che venivano cantati dai cantimpanca nelle piazze e dai giullari nelle corti.
<i testi sono composti da gente del luogo, artigiani, contadini, così come appartengono al popolo gli attori.
L’origine del “Maggio” è toscana ed è da riportarsi al tempo delle sacre rappresentazioni; poi travalicò l’Appennino. I personaggi del dramma sono generalmente tolti dall’”Orlando Furioso” e dalla “Gerusalemme  Liberata. E’ stato aggiunto, e si spiega con ragioni locali, il personaggio del “pastore”. Altre fonti, per gli autori di questi “Maggi”, sono i libretti popolari che ancora vengono venduti nelle fiere e sono intitolati ai Reali di Francia.
Queste leggende venute d’oltralpe ebbero, fin dal momento in cui si diffusero in Italia, diversa accoglienza se portati nelle corti o fra il popolo.
Dai poeti di corte la materia cavalleresca venne trasformata in opere d’arte attraverso una forma di ironizzazione come fu, caso maggiore, per l’Ariosto. “Uomo mezzano (cioè medio) e borghese – il De Sanctis definisce l’autore dell’”Orlando Furioso” – come quasi tutti i letterati del suo tempo”. Artista non impegnato, diremmo oggi, verso la realtà politica e sociale del proprio tempo, l’Ariosto usò di una materia che non era nata sul terreno storico italiano e che pertanto gli agevolava la creazione lirica di un mondo meravigliosamente fantastico, mediante l’ironia che era l’atteggiamento pratico ed estetico dell’uomo e del poeta.
Il popolo conservò, invece,  il carattere originario di questi racconti, perché in essi trovava quei modi di sentire comuni all’anima di tutti i popoli che costituiscono il contenuto dell’epica popolare.
Anche nel “Maggio” si ritrovano i sentimenti di una giustizia immanente nelle cose che alla fine trionfa sull’iniquità;  la generosità del vincitore verso il vinto, il trionfo dell’amore sincero, il castigo del traditore e, per temi narrativi, il fanciullo perduto, spesso figlio di re, che ritrova il genitore e riacquista la condizione e il grado: l’amante che ritrova l’amante rapita ed altri.
Si aggiunga l’amore per l’intreccio, la lunga durata del tempo occupato dall’azione che corrisponde a quel senso  quasi estratemporale che è proprio dell’anima popolare ed infine il gusto per un mondo meraviglioso da spiegarsi con parole note: cioè come “capovolta coscienza del mondo”; di un mondo fatto di disastri, miserie e dominazioni straniere come fu per la Brettagna, terra d’origine di molte leggende, quando dovette difendere la sua indipendenza etnica dall’imposizione di costumi, leggi, idee dei romani e prese contatto con l’occidente romanizzato, germanizzato e feudale. Tutta questa poesia popolare ha infatti una sua dignità un poco triste in cui la tristezza deriva da una realtà pensata fataliscamente.
I “Maggi” sono composti in ottonari e di quartine in cui il primo verso fa rima con l’ultimo e gli intermedi fra loro. Lo spettacolo dura circa quattro ore. Il “Maggio” rappresentato in questi giorni a Villa Minozzo intitolato “Orlando Furioso”, composto da Stefano Fioroni, consta di 440 quartine.
Tutte le quartine vengono cantate su di un unico motivo e sono legate fra loro da una breve frase musicale in cui l’ultima nota tenuta intona la quartina successiva. Durante questo brevissimo intermezzo, gli attori che non cantano fanno alcuni passi  assieme e poi ritornano al punto di partenza al termine della frase musicale. Il sonetto è composto con musica originale che ricorda qualche romanza verdiana. L’ambiente ha un carattere consono a questa musica che, dovendo essere sentita all’aperto, fra i monti, ha note lunghe e tenute.
Laq recitazione, come in ogni teatro primitivo, è fondamentalmente convenzionale ed il gesto esprime l’azione ed i sentimenti secondo forme tradizionali, con un ritmo quasi di danza. Una recitazione veristica, all’aperto, senza l’ausilio di un ambiente fittiziamente “vero”, apparirebbe indubbiamente stonato e grottesca. Il gesto rituale ha invece una solennità e visibilità anche di lontano.
La scenografia è anch’essa simbolica e allusiva. Vi sono “luoghi deputati” come nelle sacre rappresentazioni, costituiti da capannucce di frasche o elementi scenici portati inscena al mmento dell’azione. Cartelli, come nel teatro elisabettiano, indicano il luogo: Armenia, Parigi, Corte di Agramante o altro. Il fiume è simbolizzato con una striscia di carta azzurra. I costumi sono costituiti  da vecchi elmi militari, corsetti di velluto e pantaloni ricoperti di fettucce colorate, pizzi, specchietti; gustosamente fantastici e pieni di una poetica realtà. La rappresentazione termina con una danza popolare: la furlana.
Ove ora una tranquilla piazza accoglie fra le sue case la rappresentazione, non molti anni fa, v’erano macerie e rovine. Vidi dopo la Pasqua che precedette la Liberazione salire numerosi pennacchi di fumo da questa vallata: undici paesi bruciarono contemporaneamente.
Dopo che i tedeschi si ritirarono e Villa Minozzo fu nuovamente rioccupata dai partigiani, non restava più che qualche muro annerito e  crollante. Anche il copione di un “Maggio”, intitolato “Attila”, era andato bruciato. La furia tedesca aveva persino distrutto il ricordo del proprio capo teutone…
                                                                                                        Giannino Degani
(“Vie Nuove”, anno VII, n. 41, ottobre 1951)


          


Il Teatro dei Pupi



La MARIONETTISTICA di NINO INSANGUINE
CATANIA







                            


      Il Teatro Ippogrifo di Giacomo Cuticchio Palermo



Orlando e Rinaldo



Mimmo Cuticchio


OPERA DEI PUPI
di ONOFRIO SANICOLA



CANTASTORIE: il “Trofeo Ariostesco”


Gian Paolo Borghi e Giorgio Vezzani
   
              In occasione della XII Sagra Nazionale dei Can­tastorie, tenutasi a Bologna il 30 giugno 1974, venne assegnato il «Trofeo Ariostesco», istituito in occasio­ne del V Centenario della nascita di Ludovico Ario­sto, per una composizione (come si legge nel dépliant illustrativo della «Sagra») «legata al mondo fantasti­co del grande poeta». Nel cortile d'onore di Palazzo d'Accursio vari cantastorie siciliani eseguirono com­posizioni di Turiddu Bella, Orazio Strano e Nino Giuffrida. Le esibizioni dei cantori ambulanti furono precedute, nei giorni 28 e 29 giugno, da spettacoli di pupi siciliani della compagnia catanese di Natale Napoli.  
Ecco titoli ed esecutori dei testi partecipanti al «Trofeo»: Orlandu Furiusu 1974 (Nino Giuffri­da); Astolfu mparadisu e nta luna (Matteo Musu­meci); Duello di Rinardu e Ferraù (Francesco Papa­ro); La pazzia di Orlandu (Rino Testaj); Ruggeru e la fata Alcina (Leonardo Strano); Sfida d'Orlandu e Agricani (Orazio Strano); La fuga d'Angelica (Vito Santangelo); Viva Ariostu (Franco Zappalà).
La vittoria venne assegnata a Rino Testaj, per la magistrale interpretazione di questo componimento:

La pazzia di Orlandu

Il conte Orlando, paladino dell'imperatore Carlo Magno, innamoratosi di Angelica, principessa del Catai, va in cerca di lei che era fuggita da Parigi per sottrarsi alle insidie di Rinaldo, principe di Montal­bano.
Lungo il cammino, apprende, da alcune scritte incise sulla corteccia degli alberi di un bosco, che Angelica era andata sposa al pagano Medoro. Accecato dalla gelosia e prostrato dalla delusione, il paladino perde il ben dell’intelletto e diviene pazzo furioso-.

I
Chiamannu forti – Angelica!
Ppi munti e valli va
Orlandu furiosissimu
pigghiatu di pazzia!
Cci avia  fora di l’orbiti
l’ucchiazzi spalancati,
la varba longa e ruvida
li vesti lazzariati
Ritornello
O amuri, amuri,
quanti duluri
procuri all’omini
in ogni età.
Li cori pizzichi
Comu na spina
Sì na ruvina
In virità!
Vecchi e picciotti,
gnuranti e dotti
su’ tutti vittimi
di l’arti to’.
O amuri stréusu,
porti malannu
e nenti cchiù!

II
Gridannu senza smettiri,
ccu vuci ca ntrunava
pigghiatu di la furia
li cerzi sradicava.
E poi, ccu mossa celiri,
attunnu si spugghiava
e senza affruntu sèntiri
li carni so ammustrava.
Ritornello
O amuri, amuri, ecc., ecc.

III
Di ccà e di ddà fuévanu
viddani ccu pasturi
ca la pazzia timevanu
d'Orlandu e lu fururi.
Ed iddu, a pugna, a càuci
manati e muzzicuni,
fracassa zo ccu càpita
ormai senza ragiuni
Ritornello
O amuri, amuri, ecc., ecc.

IV
Ursi cinghiali e dàini,
ccu li so forti manu
assai ni fici mòriri
ddu pazzu cristianu.
Ni dístruggiu, criditimi,
capanni ccu pagghiara
e n'ammazzau pecuri
e armali a cintinara!
Ritornello
O amuri, amuri, ecc., ecc.

V
Cchiù non mangiava, mìsiru!
e sonnu non sintla,
tinutu sempri in ansia
d'amuri e gilusìa.
E cchiù gghjorna passavanu
chiossai lu puvirazzu
pinsannu a la so
Angelica addivintava pazzu!
   Ritornello
O amuri, amuri, ecc., ecc


A titolo esemplificativo, riportiamo anche il te­sto presentato da Orazio Strano, il «maestro dei can­tastorie d'Italia» (1904-1981) :


Sfida d'Orlandu e Agricani

I
Si ncuntraru Orlandu e Agricani
nta na furesta comu du liuni
e cummatteru tri ghjurnati sani
senza vuliri sentiri raggiuni
pirchì ognunu ad Angelica
amava e cu vinceva pò si la spusava.

II
Lu Conti ad Agricani ci gridava:
- Ora ti dugnu la to malanova –
lu saracinu cchiù si nfuriava
dicennuci ad Orlandu: - Vaja, prova . . .
videmu si ci l'hai l'abbilitati,
ma ssì paroli sù tutti sbagghiati.

III
Scintilli sbrizziavunu li spati
satannu elmi, curazzi ccu scuti
s'arridduceru tutti dui spugghiati
interamenti stanchi ed avviluti,
ma poi Orlandu ccu ncorpu lu ngagghia
e lu firisci nfunnu, nta nginagghia.

IV
Cadi Agricani e parrannu ntartagghia:
- Vattinni, fa prestu, acqua pigghia –
Orlandu si cummovi e tuttu assagghia
E lo vattia cun gran miravigghia
e lu Saracinu già s’arimmittiu
prima ca morsi si desi ccu Diu.

V
Doppu ca ogni cosa ddà finiu
Orlandu lu cavaddu si nsiddau
ed in cerca d'Angelica partiu
ma tempu persu fu, non la truvau;
ppi via ci ncuntrau ne bedda fonti,
scinniu lestu e a viviri fu pronti.

VI  
Appena dd'acqua s'aggiuttiu lu Conti
amuri cchiù pp'Angelica non senti,
bistemia ccu rabbia a Caronti
ca ci strammau li so sintimenti
di poi a galoppu si pigghiau la strata
ppi riturnari nta la spusa amata.

VII
Pariggi n'era tutta assidiata
Orlandu ci trasiu a brigghia sciota,
scinni di sedda, pò npugnu la spata
e dui n'ammazzava in ogni vota,
a Radamunti lu pilu ci allisciau
e a Gradassu ccu ncorpu l'astutau.

VIII
Lu re Agramanti di cursa scappau
vidennu la so armata ca finiu
ccu raggia npettu a lu Conti nfutau
ma Orlandu du voti lu sturdiu
e pò cco ncorpu di spata a giriuni
ci fa satari a testa e i tri curuni.

IX
La guerra tirminau ccu dd'assaccuni
e fu la gioia ppi li Cristiani,
Marsiliu, Pulicanti e Falsaruni
scapparu peggiu ancora di li cani
Carlu li sdisulau, comu viditi,
però ci n'appi assai morti e firiti.
X
Ma Ganu tradituri e svampa liti  
ni Pulicanti iu nta ddi nuttati
congiura fici e priparau la riti
assemi a li tri re, sti mali frati,
ppi fari na gran mala fini
a Carlu Magnu e li so Paladini!


Estratto da “Sulle orme di Orlando. Leggende e luoghi carolingi in Italia, a cura di Anna Imelde Galletti e Roberto Roda, Ferrara, 1985.
                 


L’editoria popolare dei Maggi

Come la nascita del teatro popolare del Maggio, nella rappresentazione che si conosce ormai dalla seconda metà dell’800,  ha trovato origine in Toscana, è in questa regione che è iniziata anche la sua diffusione grazie all’iniziativa di diverse  tipografie che pubblicarono in gran numero testi che giunsero nelle confinanti terre emiliane attraverso i lavoranti stagionali in Garfagnana o all’isola d’Elba.
La storia accurata dei libretti a stampa dei Maggi si deve a Giovanni Giannini, attento studioso, ed è stata pubblicata  nella “Rassegna Volterrana”, a. II, fasc. III, 1926, che qui presentiamo.







Alcune diverse edizioni di un Maggio: “Bradamante e Ruggero”:


Edizione pubblicata in Giovanni Galassini “Bibliografia dei “Maggi”  stampati  dalla Tipografia Sborgi di Volterra”, pp. 143-144:

                      
Copertina, carta gialla, leggera:  Maggio/Bradamante/e/Ruggero/Lucca/Tipografia Bartoli/1888

Frontespizio, carta bianca, normale: Maggio/Bradamante e Ruggero/Lucca/Libreria di Telesforo Carrara/Piazza dell’Erba, s.d.

Personaggi Cristiani: Re Carlo -  Bradamante – Astolfo – Rinaldo- Zerbino – Isabella – Eremita - Brandimarte – Fiordiligi – Oliviero – Amone- Pastore – Astolfo – Leone – Uno Scudiero – Teodora Regina – Servo di Teodora – Comparse Cristiane
Personaggi Turchi: Re Agramante – Ruggero –Marfisa – Gradasso – Mandricardo – Doralice – Medoro – Angelica – Mago –Maga – Pinabello – Rodomonte – Spirito – Comparse Turche

Nella provincia reggiana, nel 1962 la “Società del Maggio Costabonese”, al ritorno alle rappresentazioni, stampò in ciclostile i testi dei copioni per le recite per ogni maggerino per studiare le trame e i personaggi da interpretare, pubblicando anche alcuni brani per il volantino del primo Maggio cantato alla Carbonaia , “Ventura del Leone”; nel 1965, in collaborazione con la rivista “Il Cantastorie”, fu stampato un fascicolo con alcune canzoni e poesie note a Costabona e in seguito, il programma degli spettacoli. Nel 1968, alla presentazione della stagione dei Maggi costabonesi, fu dedicato un numero della rivista.
 



La collaborazione con “Il Cantastorie” continuò anche negli anni successi e, in particolare nel 1981, in occasione della “Rassegna Nazionale del Maggio”, il Comune  di Villa Minozzo pubblicò in estratti quattro testi pubblicati nella rivista:

“Tristano e Isotta”, di ignoto autore, per la “Nuova Compagnia del Maggio di Frassinoro”

“Acherone” di Giuseppe Cappelletti, per la Compagnia Maggistica ”Monte Cusna” di Asta

“Guerra e Pace”, di don Giorgio Canovi, per la “Società del Maggio Costabonese”

“I Due Selvaggi” di Domenico Zannini,  per la Compagnia Maggistica “Monte Cusna” di Asta
 
    
Nel 1978 con l’inizio della “Rassegna Nazionale del  Maggio“  nata dalla collaborazione tra il “Centro per la raccolta, lo studio e la valorizzazione delle tradizioni popolari” di Lucca e il Comune di Villa Minozzo (Reggio Emilia), ha inizio la Collana dei “Quaderni” con i testi dei Maggi con note e presentazioni delle compagnie toscane ed emiliane.
L’intera collezione, in edizione anastatica, dei Quaderni  editi fra il 1977 e il 2003, è stata proposta in CD ROM e rappresenta una prima documentazione del lavoro svolto dal Centro di Lucca. Si tratta di 74 Maggi drammatici, 10 Sacre rappresentazioni per la Natività e la Strage degli innocenti, una Sacra rappresentazione della Passione, 4 Befanate drammatiche, 3 Bruscelli, 18 Zingaresche, 2 Buffonate, 3 Sega la vecchia, 2 Processi e morte di Carnevale, un Contrasto, una Farsa, un Gelindo, testimonianza della ricchezza e della vitalità di questo importante e unico patrimonio. Il CD ROM “Quaderni del Centro Tradizioni Popolari della Provincia di Lucca” comprende una nota introduttiva di Maria Elena Giusti.

 
LE REGISTRAZIONI SUL CAMPO

La discografia recente della musica popolare offre registrazioni riguardanti lo spettacolo del Maggio drammatico, raccolte secondo i modi della ricerca sul campo, nella loro attualità, con documentazioni di rappresentazioni della tradizione nella loro funzione.

All’inizio  degli anni 70 la Discoteca di stato ha pubblicato, a cura di Diego Carpitella e Antonino Pagliaro, tre dischi con  registrazioni, effettuate tra il 1951 e il 1972, riguardanti  “Documenti etnico musicali”, “La rappresentazione popolare” e “Documenti etnico-linguistici”. Nel disco dedicato alla rappresentazione popolare, di particolare interesse, oltre al riferimento alla poesia ariostesca, i documenti  di un tempo lontano del repertorio del Teatro dei pupi e del cunto.

Si tratta del “Perdomani”, l’annuncio da parte del cuntista dell’argomento della successiva rappresentazione (ricorda un il “Canto del Paggio” del Maggio drammatico che in breve presenta la trama dello spettacolo),  del  “Duello  tra Rinaldo e Gattamogliere” e del “Don Pasquale”  che presentiamo  con i testi pubblicati nei “Documenti dell’Archivio Etnico Linguistico-Musicale” della Discoteca di Stato.
                                                                                                                    g.v.




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